CRONACHE E MEMORIE. GLI ANNI D’ORO DELLE BERNASCONI

Nella Stanza delle Bernasconi, all’occhio di un visitatore attento, non potranno sfuggire i cappellotti di preziosi tessuti che riportano il marchio Italfranc S.p.A. Ma quale legame c’è tra la Italfranc e le Tessiture Seriche Bernasconi (TSB)? E qual è la storia di questi campioni di tessuto risalenti agli anni ’30?

Sono crepes de chine di seta con motivi floreali tipici del gusto del periodo e crepes marocain artificiali caratterizzati da moderne geometrie, il cui valore non risiede semplicemente nella qualità del tessuto, ma soprattutto nel fatto di essere tra i pochi sopravvissuti all’incendio che ha distrutto gran parte dell’archivio delle Bernasconi dopo il fallimento.

Questi tessuti fungono inoltre da testimonianza di un periodo d’oro per le Bernasconi, quando il tentativo di innalzare il livello di qualità delle stoffe e di ampliarne il mercato si concretizza nella costituzione della Italfranc S.p.A., il cui oggetto sociale riguardava: “la fabbricazione e il commercio di tessuti di seta e di altre fibre, specialmente tessuti di alta novità”. Se inizialmente le TSB puntavano ad ottimizzare le risorse e utilizzare la quantità di seta strettamente necessaria per ridurre i costi e conquistare così un vasto mercato, dopo la crisi del ’29 la qualità ha la meglio sulla quantità per soddisfare le continue richieste di novità dell’alta moda. Il nome della società autonoma voleva omaggiare la Francia, considerata patria dell’haute-couture, specialmente per gli stilisti di Parigi e Lione. La produzione di pregio della Italfranc- che comprendeva tessuti lamé d’oro e d’argento, faille, duchesse, plissettati a telaio, chiné– si concentrava nello stabilimento di Cagno, le cui maestranze avevano raggiunto un alto livello di specializzazione.

La Italfranc sopravvisse alla Seconda Guerra Mondiale, seppur costretta a cambiare nome diventando ISA S.p.A. (Industrie Seterie Affini), forse per eliminare lo scomodo riferimento ad un paese straniero in un clima teso e delicato. I tessuti chiné della ISA continuavano a riscuotere successo, al punto che la famosa stilista Germana Marucelli li utilizzò per due modelli presentati alle sfilate del Centro Internazionale delle Arti e del Costume a Palazzo Grassi di Venezia. Nato nel 1951 su iniziativa della Snia Viscosa, il CIAC riuniva gli industriali comaschi più autorevoli e promuoveva la moda e i tessuti italiani. Il prestigio di cui godeva la Bernasconi è testimoniato anche dall’invito alla Mostra Industriale Italia Produce svoltasi a Teheran nel 1958 sotto l’egida dell’Istituto per il Commercio Estero. Tuttavia, nonostante la partecipazione a prestigiose iniziative internazionali, in quegli anni la ISA era già in liquidazione e il suo destino anticipava di qualche anno il declino delle Bernasconi.

Lo sfarzo delle passerelle dell’alta moda rimane ora conservato nei tessuti custoditi in Villa Bernasconi e nelle memorie di chi, con il suo saper fare, contribuì al successo della Italfranc e delle TSB, come si racconta anche attraverso la cassettiera multimediale dei ricordi nella Stanza Indiana.

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