CRONACHE E MEMORIE. IL CARNEVALE DEL 1906

Il Carnevale del 1906 fu, per i bambini, una vera cuccagna!
Il 26 febbraio, un grande ballo in maschera ebbe luogo al Teatro Sociale di Como.
Lo riporta un articolo della Provincia Illustrata dell’epoca, ricco di dettagli e curiosità.

Siccome erano stati messi in palio numerosi premi ai migliori costumi, le mamme e i papà si erano superati in trovate e buon gusto per dare ai loro bimbi la speranza di vincerne qualcuno.
E così la festa riuscì straordinariamente pittoresca e di una vivacità infantile straordinaria.
Proprio in mezzo alla sala illuminata a tutto sfarzo e sul tappeto verde come un prato, comparve per primo un fraticello scalzo, di poco più d’un anno, il quale, dopo essersi avvoltolato in terra con poco rispetto per l’abito monacale, lasciava ampia traccia della sua gioia espansiva.
Poco più alto del fraticello era un marinaretto di trenta mesi che gridava hipp! hipp! urrah! con una vocina deliziosa.
Un altro gran personaggio era un omettino in frac e cravatta bianca che il babbo portava in giro sul palmo della mano tesa.
Un calabresino, in perfetto costume di pecoraro, col cappello a cono e le gambette fasciate di tela, distribuiva marenghi d’oro a tutti: “Sono i denari della sottoscrizione proCalabria!” – aveva l’aria di dire – Ne ho portati un po’ dal mio paese”.

Oltre a questi graziosi costumi ve n’erano molti altri (impossibile da ricordare tutti), tra cui però memorabili erano una piccola soubrette pompadour che avrebbe potuto essere la cameriera di un nobiluomo goldoniano; un pierrot che agitava freneticamente delle gambettine di un palmo, batuffoletti bianchi e rosei che saltellavano nella folla come pallottole di bambagia. E sciarpe rosse, e nastrini azzurri e scarpette bianche, ed un folleggiar di capigliature bionde e brune e tutto un sorriso di visetti gentili e cari.

Tra i bambini più grandicelli si poteva ammirare un bello ed elegante marchesino di cinque anni; una deliziosa coppia di cinesi, due ciociari graziosissimi ed un Arlecchino con una Colombina pieni di brio e perfettissimi ballerini. E poi ancora pierrots e pierrettes d’ ogni dimensione.

C’erano anche dei bambini con tanto di baffetti veri sotto il naso; bambini che fra breve avrebbero estratto il numero di leva e bambine che a Pasqua sarebbero potute andare spose.
Una bambina, alta come un cavalleggero, tutta vestita di celeste con una chioma bionda come l’Inghilterra intera, si cacciò, dando il braccio ad un cavaliere di grazia impeccabile, in mezzo alle danze mettendosi a ballare la danza del cake-wach e lanciando, con molta grazia, gambe e piedi dappertutto. Anzi, qualche piede della bambina arrivò anche negli stinchi di altre coppie, ma … con che grazia!

La danza del cake-wach, eseguita in principio della festa da questa e da altre tre coppie di giovanetti travestiti da cavalieri e da ballerine, era già stata danzata al Grand Hôtel Volta in un ballo degli allievi della signora D’Aquino, maestra di ballo e di buone maniere, che assisteva, tutta sorridente, da un palco di prima fila fra una grossa nidiata di fanciulle bianco-vestite.

Di ragazzi, fra gli otto ed i dodici anni, ve n’era un visibilio. Il Comitato aveva largheggiato come un nababbo nella concessione degli ingressi gratuiti.
Per i grandi, l’ingresso costava una lira, per i ragazzi accompagnati, nulla. E così si videro entrare, accompagnati da una sola persona, dei veri battaglioni.
Lo “scrivano” Pochighelli della Provincia Illustrata (da cui è tratto questo racconto) ne condusse ventidue: “Due soltanto figli miei… gli altri sono tutti figli di colleghi; mi hanno dato un soldo per uno affinchè mi comprassi il biglietto. E così eccoci entrati tutti con poca spesa”.
Dove si vede come la necessità aguzzi l’ingegno.

 

Ispirato alla cronaca pubblicata dalla Provincia Illustrata del 1906 è stato realizzato il racconto di carta “La famiglia Bernasconi alla festa di Carnevale che può essere ascoltato e scaricato QUI

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