Dall’1 dicembre 2023 all’1 maggio 2024, per la prima volta Arte e Scienza dialogano a Villa Bernasconi in una fusione di Pittura e Intelligenza Artificiale, grazie alla grande mostra di Debora Hirsh “Plantalia. Arte Natura e Intelligenza Artificiale, organizzata dal Comune di Cernobbio in collaborazione con l’Ass. Mediterraneo Sicilia Europa e curata da Aldo Premoli.
Questo incontro si sviluppa attraverso opere che sono il frutto del lavoro di un’artista che affianca alla perizia di pittrice una formazione di ingegnere gestionale.
In questa esposizione, Debora Hirsch ci invita a varcare la soglia tra tangibile e digitale, effimero ed eterno.
PLANTALIA affronta problematiche legate a specie vegetali in pericolo di estinzione a causa dell’antropizzazione sfrenata del pianeta (monocultura, land grabbing, allevamento intensivo) e della crisi climatica in corso. Si tratta dunque (anche) di una riflessione sulla crisi climatica in corso. Anche ma non solo. Perché a partire dalla sua pittura sviluppata su tela, l’artista dialoga con programmi di Intelligenza Artificiale da cui ottiene immagini e video con cui crea poi inedite animazioni. Alle immagini, infine, garantisce un’esistenza virtuale eterna registrandole in blockchain.
Ciò che eleva le opere di Hirsch a livelli trascendentali è proprio questo: l’ulteriore passo nel regno della blockchain. Qui le animazioni guadagnano un’esistenza eterna all’interno del contratto proprietario decentralizzato denominato Manifold.
Sono due i tipi di lavoro presentati in questa mostra. Le animazioni del ciclo PLANT e le tele della serie FIRMAMENTO.
In questo ultimo caso si tratta di pittura effettuata con acrilico e penna ad olio su tele di varie dimensioni che rivelano astrazioni costruite attraverso elementi apparentemente incongrui, qualcosa che ha a che vedere con il sogno o il ricordo. Si tratta di dettagli architettonici che hanno a che fare con la storia coloniale del suo paese d’origine, specie botaniche di ogni parte del mondo e motivi decorativi provenienti dal suo particolare mix culturale che attiene a una famiglia di origine ebraica di nazionalità tedesca trasferitasi poi in Brasile da un lato, dall’altro a una famiglia cattolica di origine Italiana, russa, e spagnola. Con un risultato dall’apparenza piacevolmente decorativo nonostante le premesse.
Per quel che riguarda i lavori realizzati per PLANT, va detto che quella presentata a Villa Bernasconi è la terza tappa di un ciclo iniziato al Museo di Santa Maria della Scala a Siena, proseguito al Museo botanico della stessa città, poi giunto presso Boccanera Gallery di Trento.
L’artista che, per la prima volta proprio a Villa Bernasconi, propone contemporaneamente animazioni diffuse attraverso display e pittura su tela, prevede tappe successive a Miami e Città del Messico per proseguire alla Galleria Hutchinson di New York.
Per Villa Bernasconi in particolare, l’artista, stimolata nella ricerca dal curatore, ha individuato due piante della zona lariana attualmente in via di estinzione, che verranno affiancate da altre specie provenienti dal Sud Africa, dalla Florida e da altre località.
Le animazioni presenti in PLANTALIA sono presentate su tre grandi dispaly situati nella hall della Villa, mentre uno di dimensioni minori è inserito nella sala seguente, quella dedicata alle tele di FIRMAMENTO: l’obbiettivo è il medesimo, portare l’attenzione sulla perdita di biodiversità in corso nel nostro ecosistema.
Questa mostra di Debora Hirsch è per tutti, per gli adulti come per i piccoli, che di certo ne avvertiranno a loro modo l’utilità.
Compresa nel biglietto d’ingresso al museo, sarà correndata da un ricco calendario di eventi collaterali, tra cui, presso LA CERNOBBINA ART STUDIO (dal 7 dicembre 2023) un’esposizione di approfondimento sulle tecniche dell’arte generativa, in particolare dell’Intelligenza Artificiale.
Il dialogo con l’Intelligenza Artificiale
L’ Intelligenza Artificiale è oggi al centro del dibattito pubblico tanto per le straordinarie opportunità messe a diposizione quanto per i pericoli insiti in un suo uso scorretto: si tratta probabilmente della tecnologia più determinante del decennio in corso e forse anche del prossimo.
L’AI si riferisce a sistemi che mostrano capacità di analisi autonoma del loro ambiente per raggiungere gli obiettivi che vengono indicati dai suoi utilizzatori.
Il lavoro di Debora Hirsch, nello specifico, prevede l’utilizza di programmi Gan. Si tratta di moduli che contemplano allo stesso tempo un software Generatore e uno Discriminatore in competizione.
Il primo utilizza database di immagini su cui viene “allenato” dall’utilizzatore finale per generare a sua volta immagini sempre più convincenti. Il secondo cerca di distinguere le immagini generate da quelle reali.
In questo modo sia l’uno che l’altro affinano la capacitò di creare e distinguere immagini sempre più realistiche. Insieme migliorano il risultato finale.
Hirsch nello specifico utiizza Stable Diffusion, modello pre-allenato su dataset generici: attraverso l’inserimento di dataset specifici (composti da immagini dei suoi dipinti, disegni, e di specie botaniche selezionate) l’artista ottiene però un’ottimizzazione del programma finalizzandolo agli scopi che si prefigge.
Le immagini e i video generati da Stable Diffusion vengono successivamente esaminati e corretti con interventi pittorici appropriati, quindi di nuovo inserite nel programma in un dialogo che continua sino al raggiungimento del risultato che l’artista giudica soddisfacente.
Successivamente l’artista realizza delle animazioni utilizzando il materiale ottenuto dal modello – appaiono così piante, cornici, paesaggi, dettagli architettonici e piccoli uccelli monolitici. Si tratta di migliaia di immagini di ogni genere, fonte e formato. Le risposte sempre più raffinate del programma vengono esanimate dell’artista e corrette con interventi pittorici appropriati, quindi di nuovo inserite in un dialogo che continua sino al raggiungimento di un risultato che l’artista giudica soddisfacente.
Nelle successive animazioni proposte – che Hirsch realizza sui materiali ottenuti – appaiono così piante, cornici, paesaggi, dettagli architettonici e piccoli uccelli monolitici. Un lavoro che funge da toccante allegoria della fragile rete di biodiversità che sta al centro dell’ecosistema di cui tutti facciamo parte. Va detto che questa pratica artistica se non è ancora così diffusa, non è comunque un caso isolato.
Gli approcci al machine learning da parte degli artisti si stanno moltiplicando e allontanandosi da un’estetica che ai suoi primordi appariva esclusivamente simil-surrealista.
La registrazione in blockchain
Una delle più recenti innovazioni tecnologiche nell’ambito dei software è rappresentata dalla blockchain.
In combinazione con l’Intelligenza Artificiale la blockchain ha generato innovazioni in settori come il mondo finanziario, quello del marketing e più di recente nello stesso mondo dell’arte.
Ma di cosa si tratta in realtà?
Possiamo immaginarla come un libro mastro: quindi un database decentrato in cui vengono inseriti dati archiviati in BLOCCHI (block) che vanno a fare parte di una CATENA (chain) tracciabile e sicura.
Assurta agli onori delle cronache prima per i suoi usi finanziari (le criptovalute) poi per le possibili compra vendite di opere NFT, alcuni artisti come Debora Hirsch hanno cominciato ad utilizzarla per registravi opere realizzate con l’Intelligenza artificiale.
Creatività e riflessione artistica
Per un’opera d’arte in digitale, come per qualsiasi altra è fondamentale la possibilità di essere vista. Per questo a partire dallo scorso decennio assolvono alla loro funzione esponendo anche opere digitali e come sempre accaduto – quando una nuova tecnologia viene messa a disposizione del grande pubblico – incontrando inizialmente qualche resistenza.
E’ accaduto con la stampa litografica nel XVIII secolo, con la fotografia nel XVIII secolo, con il cinema nel XIX secolo.
L’idea della collaborazione con la macchina è un tema che gli artisti indagano da secoli, ma è con l’introduzione dei software che la tecnologia ha cominciato per alcuni ad essere percepita come una rivale capace di minacciare la nostra stessa esistenza.
In realtà l’Arte in quanto modalità espressiva di un’urgenza umana non può essere sostituita: l’Intelligenza Artificiale guarda al futuro ma gli artisti – come dimostrano le tele di Debora Hirsch – non per questo perdono la connessione con la storia e la tradizione.
Se Mozart utilizzava i tasti di un pianoforte e Rodin uno scalpello, un artista contemporaneo può utilizzare un software o un pennello senza differenze: l’Arte come ha sempre fatto continuerà ad evolversi inglobando, se è il caso, qualsiasi nuova tecnologia a disposizione.
La diffusione dei sistemi di Intelligenza Artificiale avrà certamente conseguenze a livello culturale perché la tecnologia in sé non è buona e nemmeno cattiva, ma non è comunque neutrale.
La sua esistenza e le nuove possibilità che mette a diposizione sono destinate a modificare tanto il senso estetico che il senso comune.
Sarà meglio cominciare a prepararsi…